LA CINERASSEGNA DELLA DANTE E DELL’AMBASCIATA SI CHIUDE CON “GENERAZIONE 1000 EURO”, Racconto definitivo e delicatissimo della nostra precarietà esistenziale

Grande soddisfazione per il quarto e ultimo appuntamento del cineforum “Non sembiava immagine che tace – Sguardi contemporanei: l’Italia si racconta“, nato dalla fruttuosa collaborazione tra l’Ambasciata d’Italia a San Marino e la Società Dante Alighieri. Il titolo proposto, scelto come i precedenti fra le pellicole italiane che per questioni di distribuzione non hanno ottenuto la visibilità che avrebbero meritato, è stato “Generazione 1000 euro“, trasposizione dell’omonimo romanzo di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa edito da Rizzoli, per la regia di Massimo Venier e interpretato da Alessandro Tiberi, Valentina Lodovini,  Francesco Mandelli, Carolina Crescentini e Paolo Villaggio.

Davanti a un pubblico numeroso e partecipe, nei giardini di Viale Antonio Onofri per l’occasione aperti alla cittadinanza, è andata in scena una vicenda, raccontata con grande realismo ed efficace ironia, che ben rappresenta i tempi precari che la penisola sta vivendo. A Milano un gruppo di neolaureati conduce una vita con poche certezze, tanto dal punto di vista lavorativo quanto relazionale: Matteo, geniale matematico, si guadagna da vivere nel reparto marketing di un’azienda in procinto di licenziare alcuni dipendenti e, sospeso tra due amori, vive in un limbo del cuore da cui non riesce a uscire, mentre Francesco, suo coinquilino, laureato con una tesi su Fassbinder, lavora come proiezionista in un cinema d’essai (si sprecano a proposito le riflessione metafilmiche). Nell’utilizzare la matematica ed i personaggi secondari come valore aggiunto, Venier costruisce un film dinamico e godibile, fatto di piccoli dettagli, di felici battute, di puntuali osservazioni, capaci di divertire e allo stesso tempo estremamente validi a descrivere l’attuale panorama italiano, caratterizzato da grande incertezza del futuro professionale e sentimentale dei giovani.

L’opera è stata molto apprezzata dai convenuti, che, con la guida della prof.ssa Elena D’Amelio, ne hanno sviscerato i temi complessi, drammatici e, benchè il film sia prossimo a compiere ormai dieci anni, ancora attualissimi. Della pellicola sono stati sottolineati in particolare lo sguardo lieve e insieme profondo, capace di fare commedia nel senso più nobile del termine, secondo una tradizione di “humanitas” e compartecipazione che si può far risalire fino a Terenzio, campione del teatro latino che raccontava con garbo e leggerezza le contraddizioni, i drammi e i conflitti della Roma antica. Le vicende dei personaggi, quanto mai reali e per nulla stereotipati, fanno infatti sorridere e immedesimare proprio perchè la precarietà che questi vivono è, oltre che economica, soprattutto sentimentale ed esistenziale.

Quando Matteo si chiede “Questa è l’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri, e la nostra risposta qual è? Mangiare sushi?“, non si può che sorridere, con un’amarezza piena però di compassione, e rispondere, con il Professore, “Tutti i più grandi scienziati si sono chiesti se esiste un modo per prevedere con assoluta certezza il nostro futuro, ed un giorno Werner Heisenberg ha trovato la risposta, e la risposta è: non lo sapremo mai!“. Con questo fine e tenue umorismo Venier ci insegna che, chi più chi meno, in fondo – sul lavoro, in amore, in famiglia – siamo tutti precari.

La serata si è conclusa all’interno dell’ambasciata, con un rinfresco offerto agli intervenuti dall’ambasciatore Guido Cerboni.