Si terrà martedì 26 aprile, alle ore 21:00, presso il Teatro Titano, il secondo appuntamento del Mese Dantesco 2016 (giunto quest’anno alla sua decima edizione): una conferenza-spettacolo, ideata e condotta da Teodoro Forcellini e animata dagli interventi musicali di Leonardo Bollini e Luca Volpinari, dal titolo: Il venerabile Berardo: “Corse e, correndo, li parve esser tardo”. Questa serata, incentrata sul personaggio dantesco di Bernardo di Quintavalle (Paradiso XI, 79-81), affronterà temi di primaria importanza per la terza cantica e l’intera opera dell’Alighieri quali il francescanesimo, la visione mistica e le gerarchie celesti, anche attraverso raffronti con il Cantico dei Cantici e l’Itinerarium mentis in Deum. La sfida sarà proporre contenuti di alto livello scientifico in una forma altamente comunicativa e, appunto, spettacolare.
Di seguito una breve introduzione firmata dal conferenziere: “Come ci ha spiegato Dante stesso nel canto XXV del Paradiso, la Commedia è un «poema sacro», ovvero un’opera in cui si parla di Dio, simile in tutto e per tutto alla Sacra Scrittura. Anche se a prima vista potrebbe sembrarlo, questa definizione non è un’ovvietà, anzi è il più importante suggerimento che l’Alighieri fornisce ai lettori del suo poema per aiutarli a comprenderlo. Se infatti la Commedia è simile alla Sacra Scrittura, essa non dovrà semplicemente essere letta, ma a tutti gli effetti interpretata, alla ricerca dei significati che stanno oltre la superficie letterale del testo.
Dalla nostra posizione culturale, figlia dei valori diffusisi in Europa in seguito al Rinascimento, abbiamo difficoltà ad accostarci all’enorme sapienza letteraria del Medioevo, fondata sul simbolo anziché sulla razionalità. Durante la serata del 26 aprile proveremo invece ad esplorarla, osservando fino a quale profondità di significato possa spingersi la lettura di soli dodici versi della Commedia”.
Scopriremo così con Forcellini, esperto studioso dei rapporti tra Dante e il francescanesimo, come Bernardo, ricco nobile di Assisi e primo seguace del santo, sia “un personaggio fra i più pensati di tutta l’opera, al quale Dante associa significati di prima importanza”.